08 Apr Link@ut: la start-up riminese dell’innovazione sociale
Rimini porta un nome che si fa spazio da solo. Capitale del turismo balneare per antonomasia, è riconosciuta in tutta Europa per essere il luogo dell’accoglienza e dell’accessibilità, riuscendo ad accontentare tutte le fasce d’età attraverso una fitta rete di servizi e iniziative che si susseguono durante l’anno.
Ma Rimini è molto di più. La città del genio felliniano si distingue anche per il ruolo di centralità che viene dato all’ambito solidaristico e mutualistico. Nel luogo comune, questi due aggettivi vengono associati a termini come “associazionismo”, “terzo settore”, “no profit”. Ma la solidarietà deve per forza riconoscersi in queste forme, o si può parlare di solidarietà anche riferendosi a servizi di imprese?
A rispondere è Enrico Fantaguzzi, padre di Tommaso, un ragazzo con autismo di 23 anni. Attraverso la sua esperienza personale, Enrico fa nascere a Rimini il progetto Link@ut. Oggi in Italia si stima che una persona su 100 soffra di autismo. Quando ad una famiglia viene comunicata la diagnosi, i pensieri sul presente e sul futuro si accavallano. Cosa potrà e non potrà fare mio figlio? Riuscirà a cavarsela da solo?
Enrico comprende presto, nello sciogliere i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, che uno degli ostacoli più complessi per una famiglia e il suo caro con autismo è l’impatto con la società. Da qui inizia a ragionare e progettare una modalità di approccio che consente a chiunque, attraverso una breve formazione, di saper avvicinare le persone con autismo e le loro famiglie nel modo migliore: si parla di “accoglienza consapevole”. Inizialmente Enrico si avvicina ad associazioni di volontariato, incontrando famiglie e professionisti coinvolti a vario titolo nel mondo dell’autismo. Anche questa esperienza gli consente di mettere insieme nuovi pensieri e tasselli su un progetto che con il passare degli anni e della vita con Tommaso, prende una forma sempre più definita.
Come lui stesso afferma “In quegli anni, ho seminato questa idea in diversi terreni.”
La vera svolta del progetto Link@ut avviene nel 2016 quando Enrico incontra BNI (Business Network International), un’organizzazione internazionale di imprenditori alla ricerca di idee innovative da supportare. Qui il progetto Link@ut trova nuovi interlocutori: soci, fornitori, clienti. Ed è questo il momento in cui inizia a diventare una realtà. L’azienda è nata in poco tempo ma la filosofia è sedimentata su errori commessi e assimilati, esperienze personali, e di terzi, di vita vissuta.
Nel 2016 anche Matteo Venturi, laureando nel Corso di Educatore Sociale e Culturale e Alex Gasperoni, Dottore Commercialista con una visione sociale di impresa, non hanno saputo resistere e si sono lanciati in questo viaggio nel mondo dell’autismo. È il 2017 e Link@ut diventa un’azienda! Nel 2018 arriva il Secondo Posto a Nuove idee Nuove imprese e nel 2019 il premio Rotary Start Up e il riconoscimento come “Miglior Start up per impatto sociale 2019” al 49° Convegno Nazionale dei Giovani imprenditori di Confindustria. Oggi Link@ut è una realtà con più di 120 Link@ut point sul territorio nazionale in grado di accogliere e fornire servizi a persone con autismo e alle loro famiglie.
S: Enrico, quali sono i progetti attuali e come operate?
E: Attualmente ci stiamo concentrando sul diffondere i concetti dell’accoglienza consapevole in ambiti molto diversi (scuole, cittadinanza, Aziende, ecc..). La curiosità è molta e le valenze formative immense. L’interesse principale è quello dell’acquisizione degli elementi di base dell’accoglienza consapevole per poter migliorare la relazione con l’autismo. Infatti, l’aumento esponenziale delle diagnosi ci porta a stimare che il 75% della popolazione conosce almeno 1 persona con autismo e che con questa ha avuto problemi di relazione, qualunque sia il suo grado di vicinanza. Anche io come genitore ho avuto problemi di relazione e, prima della nascita del progetto, sarebbe stato per me fondamentale potermi confrontare con altre persone formate sulla materia.
In questo momento di pandemia tutti i nostri corsi sono ovviamente on line e si svolgono secondo una formula molto accattivante che abbiamo impostato sulla nostra web Tv interattiva. Un confronto costante fra professionisti, persone con autismo, genitori e persone che non sono direttamente interessate all’autismo, le quali tuttavia si interessano e si rendono partecipi del progetto. Attraverso le storie e le emozioni di ognuno insegniamo come fare un passo verso le persone con autismo.
S: Quali sono i “punti di forza” del progetto Link@ut?
I punti di forza del nostro progetto sono vari, ma io vorrei sottolineare la capacità e la determinazione che abbiamo nell’elaborare la nostra visione avendo ben chiari i punti di vista di tutte le parti coinvolte. Inoltre, la qualità e la continuità delle azioni che siamo in grade di attuare per chi si rivolge a noi, mi ha portato nel tempo a maturare la convinzione che il progetto necessitasse di un’anima aziendale orientata alla generazione di valore piuttosto che all’associazionismo.
S: Esistono altre realtà che operano nel vostro stesso modo, sia a Rimini che altrove?
A livello locale esistono molte realtà no profit, senza una visione però orientata al mercato e non specificamente rivolte a erogare servizi alle persone con autismo. Nel settore dell’accoglienza consapevole, considerando un ambito territoriale più ampio, esistono invece altre realtà splendide che portano avanti progetti sulle persone con autismo, come ad esempio terapie, inserimenti lavorativi, e progetti simili di grande importanza che danno fiducia per il futuro. Noi ci posizioniamo in questo scenario con l’obiettivo di aiutare la società a fare un passo in avanti verso le persone con autismo.
S: Come immaginate il vostro progetto nel futuro?
Nel futuro vedo Link@ut come il centro di una realtà ramificata in grado di dare servizi su misura alle famiglie di persone affette da autismo e servizi specialistici di alto livello per affiancare professionisti del settore (educatori, pedagogisti, psicologi, terapisti del comportamento ecc ecc..).
S: Concludiamo con una domanda che sta molto a cuore alla nostra associazione. Attraverso la tua esperienza personale, come pensi che Rimini possa evolvere nell’ambito dell’autismo? Hai dei sogni per la tua città?
Rimini è una città turistica ed è un simbolo nel campo dell’accoglienza. Sarebbe un upgrade, un grande valore aggiunto, riuscire ad integrare il nostro piccolo gioiello con servizi alla persona che si sposano con i tempi dell’accoglienza consapevole. Per caratteristiche del territorio e delle persone che contraddistinguono il nostro sistema, ritengo che potremmo essere in grado di diventare l’avamposto di un nuovo modo di pensare le vacanze in famiglia, un’esperienza dove la contaminazione tra culture e persone molto eterogenee permetta di fare un viaggio dentro sé stessi, alla ricerca di nuovi equilibri di vita più sostenibili e più capaci di accogliere pensieri e visioni differenti. Una vacanza dove gli altri sono percepiti come una opportunità di crescita, una vacanza dove non rimangano solo i selfie con amici, ma bensì una visione della vita e della società più aperta, accogliente e sostenibile. Studi e ricerche internazionali dimostrano che la contaminazione e la partecipazione alla vita delle persone autistiche, aiuta a sviluppare un senso di sé più consapevole e porta le persone ad alzare notevolmente il livello di accettazione di sé stessi. L’autismo non è una malattia, bensì una condizione al fianco della quale spesso non è facile convivere, in alcuni casi addirittura impossibile, ma che in tutte le sue sfumature risulta essere comunque un’esperienza formativa (seppur probante) di grande spessore.